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La riforma delle scuole di specializzazione era obbligatoria e non rimandabile. Troppe esagerazioni in negativo hanno fortemente minato la fiducia nelle capacità delle università di formare adeguatamente gli specialisti.

D’altro canto i corsi di laurea in medicina hanno ben poco appeal senza un significativo numero di scuole di Specializzazione di qualità.

Tuttavia la ristrettezza nei tempi di pianificazione e messa a regime della riforma, nonostante l’enorme lavoro dell’osservatorio, hanno determinato diverse incongruenze che purtroppo penalizzeranno la sfortunata coorte degli specializzandi di quest’anno.

Non vi è dubbio, che il buffer temporale dei successivi due anni, consentirà a numerose scuole di moltissimi atenei di programmare e realizzare quei miglioramenti obbligatori per poter continuare ad erogare questa particolare attività formativa.

Ma altrettanto chiaro è che i miglioramenti dovranno essere sostanziali e che l’osservatorio non potrà essere indulgente se si vuole mantenere ancora una centralità dell’università in questo specifico ambito.

L’istanza di omogeneità dei controlli della prova di ammissione andrà sicuramente garantita nel bando, nel tentativo di valorizzare le attitudini individuali cosi come espresso nel regolamento, che appare: goffo, inefficace e lesivo della meritocrazia.

E’ impensabile che le tre scelte dopo la graduatoria possano assorbire questa funzione piuttosto che l’abolizione dei quiz specifici.

La drastica riduzione del punteggio del curriculum vitae, del corso di laurea e la non considerazione del punteggio degli esami attinenti, sono fortemente lesivi rispetto alla valorizzazione delle attitudini e non consente quel significativo spirito al miglioramento dell’erogazione della formazione nell’ambito del corso di laurea che invece avrebbero determinato.

Riguardo al numero doppio di laureati rispetto al numero delle scuole, non è la demagogica spinta all’aumento dei posti, che ovviamente necessiterebbe di ulteriori aggiustamenti organizzativi anche nelle sedi cosi dette virtuose, che potrebbe risolvere il problema anche da questa rilevante problematica nazionale.

Risulta assolutamente chiaro come per il funzionamento razionale della nostra società è imprescindibile che anche i giudici del TAR (come le altre categorie professionali) debbano essere soggetti ad istanze di risarcimento, perlomeno quelle interdette dalla pubblica amministrazione.

Non è ulteriormente tollerabile che in seguito a tutte le programmazioni, i vari TAR, consentano l’accesso ai corsi di laurea a numero chiuso in totale disprezzo di coloro che meritocraticamente accedono ai suddetti e che non sia loro riconosciuto il diritto a corsi adeguati per il numero eccessivo degli iscritti.

Prof.Zullo
Responsabile delle scuole di specializzazione per l’AGUI