La morte endouterina non è solo un indicatore epidemiologico, ma uno degli esiti avversi più comuni della gravidanza (si verifica circa in 1 ogni 200-300 parti nei paesi industrializzati dell’Occidente) ed è associata a un impatto emotivo molto forte nelle coppie, con esiti talora devastanti sulla loro integrità psicofisica e sociale. Spesso, per vari motivi, noi non troviamo una ragione di ciò che è successo e non darsi una ragione è per un essere umano, in questo caso per due esseri umani, la donna e il proprio compagno, la cosa peggiore che possa accadere, peggiore anche del lutto e di tutto ciò che a esso consegue. Dal punto di vista strettamente clinico inoltre, trovare una causa e/o riconoscere i fattori di rischio, può essere di grande aiuto per esprimere una prognosi sul futuro riproduttivo della coppia e fornire consigli utili a evitare la ricorrenza. Lo studio delle cause specifiche della natimortalità è stato storicamente ostacolato dalla mancanza di protocolli uniformi per valutare e classificare i nati morti e dalle poche indagini eseguite (prima fra tutte l’autopsia e l’esame istologico della placenta) e ciò soprattutto per motivi culturali, oltreché organizzativi.
Per tutti questi motivi nasce quest’opera, allo scopo di aiutare tutti i professionisti coinvolti nell’assistenza alle coppie che sperimentano questo tragico avvenimento nel corso della loro vita, dotandosi di strumenti tecnici e culturali con i quali offrire alle famiglie in lutto la migliore assistenza possibile, professionale, ma empatica, attraverso tre parole chiave: diagnosi, prognosi e sostegno.